BRUNCH: IERI E OGGI

Posted on - 4 Novembre 2021 / Author - Federico Massa / Category - brunch

Ti sei svegliato tardi dopo una serata passata fuori. Hai un leggero mal di testa che ti dà l’impressione di avere un martello pneumatico tra le tempie; la luce filtra debolmente dalle tende, e l’unico rumore che senti è il debole cinguettio degli uccelli che viene dal parco vicino. Guardi l’orologio. Segna le undici. È domenica. Pigramente scendi dal letto, ti dai una rinfrescata e ti trascini in cucina: apri il frigo, solo per renderti conto che quel poco che hai non è sufficiente a soddisfare il tuo appetito. Guardi nuovamente l’orologio, sono le undici e mezza. Cosa fare? Mettere in piedi una colazione con il rischio di rovinarsi l’appetito per il pranzo, o aspettare le 13:00 sopportando a fatica il proprio stomaco che brontola? La soluzione ti arriva lampante e immediata come un acquazzone estivo: organizzare un brunch.

L’idea del brunch è estremamente semplice: unire prima colazione e pranzo in un unico pasto in cui si mangiano piatti dolci e salati, recuperando le energie spese la sera prima e schivando la noia di dover cucinare: lo stesso termine brunch è la fusione tra le parole breakfastcolazione – e lunchpranzo. È un’idea che sta rapidamente spopolando, e che affonda le sue radici in tempi lontanissimi: i suoi primi antenati si possono infatti trovare nell’Inghilterra rurale del XIX secolo. La nobiltà dell’epoca era infatti solita organizzare battute di caccia – principalmente alla volpe o al cinghiale – la domenica, invitando gli amici nella propria villa di campagna. Terminata la battuta, il gruppo tornava al casino di caccia, dove li aspettava un ricco buffet preparato dai domestici, che si affaccendavano per servire pietanza ricche e nutrienti, perfette per recuperare le energie spese cacciando selvaggina. Tuttavia, il termine brunch viene coniato più tardi, nel 1895, dallo scrittore anglosassone Guy Beringer, che nel saggio Brunch: a Plea invita i suoi connazionali a adottare l’abitudine di ritrovarsi la domenica per questa nuova routine. Secondo l’autore, il brunch unisce il piacere di godersi senza fretta il pasto, concentrandosi su ciò che si sta mangiando, a quello di socializzare: “[Il brunch, n.d.a] ti mette di buon umore; soddisfa te e i tuoi commensali. Spazza via le preoccupazioni e gli impicci della settimana” afferma Beringer, sottolineando inoltre che il brunch giustifica la baldoria del sabato sera. Bisogna però aspettare gli anni ’30 perché il brunch diventi più popolare: in quegli anni, infatti, negli Stati Uniti si assiste a un boom di popolarità per questo inusuale pasto, che viene arricchito dei piatti tipici della colazione americana. Per quanto riguarda l’Europa, invece, escludendo le isole Britanniche il rapporto con il brunch è più freddo: nonostante si stia assistendo a una seppur lenta apertura verso questa tradizione, rispetto agli USA i numeri sono molto più bassi.

In questo panorama, Milano ha dimostrato ancora una volta la sua apertura verso gli influssi internazionali e la sua capacità di adattamento: il capoluogo lombardo si è rapidamente impossessato del brunch, che oggi può essere consumato in numerosi locali della città in infinite varianti: dal tradizionale all-american buffet a un più formale pasto servito, ad alternative legate al territorio, con prodotti a km zero, a percorsi per vegetariani e vegani. Babouche ha fatto suo il concetto di brunch, proponendo, in un’atmosfera rilassata, una proposta che unisca al tradizionale brunch, con piatti dolci e salati, la volontà di offrire i migliori prodotti, unendoli in chiave moderna e rivisitando il concetto stesso di colazione-pranzo.

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